In memoriam del filosofo e medievista americano scomparso il 13 maggio 2025
Ha lasciato questa terra nel silenzio del 13 maggio Timothy Brian Noone, professore emerito alla Catholic University of America, scotista di fama mondiale, filosofo, editore di testi medievali, docente amato e instancabile viaggiatore del pensiero. Per oltre quarant’anni ha incarnato lo spirito migliore della comunità accademica cattolica: quello che unisce rigore e umanità, silenzio e servizio, intelligenza e fede.
Chi lo ha conosciuto, come la prof.ssa Michèle Mulchahey del Pontifical Institute of Mediaeval Studies di Toronto, lo descrive come “un fratello maggiore”, capace di farti sentire accolto già al primo incontro, come fece con lei nel 1980, quando le mostrò per prima cosa la biblioteca: “perché da lì si comincia”.
Un figlio del Pontifical Institute
Nato a Baltimora, cresciuto in Pennsylvania, Noone ha compiuto i suoi studi di filosofia e storia a Lock Haven State University, ma la sua fioritura intellettuale si è compiuta a Toronto, dove ha conseguito il Master e il PhD in Studi Medievali, e il diploma in scienze medievali (M.S.L.) presso il Pontifical Institute. La sua tesi dottorale – un’edizione del Scriptum super Metaphysicam, attribuito a Riccardo Rufo di Cornovaglia – è rimasta un punto di riferimento per la ricerca testuale su Scoto e la sua scuola.
La sua produzione scientifica conta oltre cinquanta articoli e saggi, corsi e conferenze in tutto il mondo – da Parigi a Colonia, da Roma a Utrecht, da Friburgo a Washington. Contribuì da presidente e membro attivo alle maggiori società filosofiche americane, tra cui la American Catholic Philosophical Association.
Ma più ancora delle cariche, a parlare è il lascito umano: insegnante mite, confidente attento, anima musicale – suonava con passione l’armonica – e latino vivente, sapeva trasmettere il gusto per la ricerca non solo nei corsi, ma anche nel camminare fianco a fianco con chi imparava.
Il cuore scotista
Timothy Noone è stato uno dei protagonisti della Commissio Scotistica, il gruppo internazionale dei Frati Minori che cura l’edizione critica delle opere di Giovanni Duns Scoto, il Doctor Subtilis. Ne fu editor generale delle Opera philosophica e collaborò attivamente all’edizione dei Reportata Parisiensia. Questo lavoro – filologicamente severo e teologicamente profondo – è oggi una delle imprese più importanti della medievalistica europea.
Lo scotismo, che da alcuni decenni sta vivendo un nuovo sviluppo, trova oggi il suo fulcro in istituzioni come la Pontificia Università Antonianum, con studiosi come A. Soria, C. Cogliati, Fabio Ardizzone, Raffaele Di Muro, Francesco Compagnoni, Francesco Zaccaria, accanto ai grandi nomi degli anni precedenti come Giovanni Lauriola, Alessandro Ghisalberti e P. Ernesto Dezza, figura centrale dello scotismo romano e formatore di generazioni di teologi francescani.
Anche la Pontificia Accademia Mariana Internationalis ha dato nuovo slancio alla valorizzazione del pensiero di Scoto, specie per il dogma dell’Immacolata, offrendo sinergie con studiosi di mariologia e antropologia teologica.
L’eredità spirituale
Nel 2010 Noone tenne al PIMS la Gilson Lecture, dal titolo emblematico: “Of Angels and Men. Sketches from High Medieval Epistemology”. Era la sintesi di una vita dedicata a riflettere su cosa significhi conoscere per l’essere umano e per il credente. Per lui, filosofia non era affermazione, ma ascolto. Non separazione, ma legame.
Oggi, mentre la sua sedia resta vuota nei corridoi della Catholic University, restano i suoi testi, i suoi allievi, la sua impronta gentile. Ma soprattutto resta il metodo della carità intellettuale: quello che ha sempre saputo riconciliare l’intelligenza con la fede, la fedeltà alla Chiesa con la libertà del pensiero, la sapienza antica con le domande di oggi.
Requiescat in pace, Timothy. E grazie.
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