Tre presbiteri e un diacono: la gioia della Chiesa nella festa di San Tommaso Apostolo
Cristo è presente nel sacerdote quando questi vive in comunione con la Chiesa: nel cenacolo della fraternità e nell’Eucaristia che unifica.
Questo il concetto sostanziale che il cardinale Rolandas Makrickas, arciprete della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, ha espresso nel cuore dell’omelia pronunciata durante la solenne ordinazione presbiterale di tre Frati Francescani dell’Immacolata, celebrata il 3 luglio 2025 nella cappella della Salus Populi Romani, tanto cara a Papa Francesco.
In una cornice di intensa preghiera e commossa partecipazione ecclesiale, tra l’architettura sacra della Basilica che da secoli veglia sulla fede del popolo romano, Fra Basile Maria del Benin, Fra Georges della Nigeria e Fra Léger del Benin hanno ricevuto il sacro Ordine del presbiterato per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Cardinale Makrickas, alla presenza di numerosi concelebranti, confratelli e fedeli laici accorsi da varie nazioni.
Con loro è stato ordinato diacono anche Fra Stanislao Maria delle Filippine, testimoniando ancora una volta la vocazione profondamente missionaria e universale dell’Istituto.
L’ordinazione si è svolta nel giorno liturgico di San Tommaso Apostolo, e il Cardinale ha voluto richiamare nella sua omelia proprio l’esperienza del discepolo “detto Didimo”: figura fragile e insieme audace, che ha conosciuto il dubbio ma anche la confessione più alta della fede: “Mio Signore e mio Dio!”
Tommaso — ha spiegato il Cardinale — si era allontanato dal Cenacolo, perdendo l’occasione della prima apparizione del Risorto, ma il Signore, nella sua misericordia, lo raggiunge ancora, lo visita nuovamente, e lo invita a credere anche senza toccare. Così accade anche al sacerdote: Cristo gli si fa vicino nella comunione ecclesiale e nella comunità religiosa, luogo dove si vive il mistero del Cenacolo, dove l’Eucaristia unisce e alimenta ogni vocazione.
È nella fraternità che il Signore si rende visibile al sacerdote. Non è il coraggio solitario che salva la fede, ma la grazia della comunione. Tommaso aveva avuto coraggio ad uscire, ma solo nella Chiesa, nell’incontro col Risorto, è diventato veramente testimone.
In un tempo storico in cui la vita consacrata attraversa tante sfide, la celebrazione del 3 luglio è stata un segno di speranza: l’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, dopo le prove affrontate negli anni passati, continua oggi a fiorire, registrando con gioia nuove vocazioni, professioni religiose e ordinazioni. A testimoniarlo è la presenza gioiosa e semplice del “popolo di Dio” accorso da varie realtà francescane, da amici laici, parenti dei candidati e confratelli religiosi.
La scelta di svolgere l’ordinazione nella cappella della Salus Populi Romani, davanti all’icona mariana tanto cara ai romani e al cuore di Papa Francesco, non è stata casuale. Quella Madre che ha custodito Gesù nel suo grembo, custodisce oggi questi nuovi sacerdoti, figli dell’Immacolata, come stelle nella sua corona. È Maria che ha vegliato sulla loro vocazione e che veglierà sul loro ministero, perché sia sempre umile, eucaristico, mariano e francescano.
Alla fine della celebrazione, un clima di gioia familiare ha invaso la basilica: canti, abbracci, volti pieni di gratitudine. Una testimonianza viva che “i momenti difficili sono passati, come passano gli uomini: ma solo Cristo resta, oggi, ieri e sempre”, come ha ricordato uno dei superiori dell’Istituto.
In questi giovani sacerdoti si riflette il volto giovane della Chiesa, capace di rialzarsi, di rinnovarsi e di continuare a donare al mondo la speranza di Dio.
“Mio Signore e mio Dio!” — questa esclamazione di Tommaso è diventata il canto della giornata. E in essa si riassume la fede di chi, oggi, ha detto per sempre il suo “eccomi” all’Amore che chiama.
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