La professione perpetua dei voti: un “sì” definitivo nel giorno di San Bonaventura

Nella solennità liturgica di San Bonaventura, Dottore della Chiesa e maestro della spiritualità francescana, la Casa madre dei Frati Francescani dell’Immacolata a Frigento, dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, è stata teatro di un evento che va ben oltre la celebrazione di un rito: la professione perpetua di due frati francescani dell’Immacolata. Alex-Marc M. KUHA e Luke Riccardo M. UGWUOKE originari della Nigeria. È un “sì” definitivo e pubblico, ricevuto dalle mani del Ministro Generale P. Immacolato Acquali, un “si” maturato nel silenzio dell’ascolto, nel servizio quotidiano, nella formazione vissuta con fedeltà e nell’amore crescente verso Cristo, sull’esempio della Vergine Immacolata e del Poverello di Assisi.

Il significato della professione perpetua: una configurazione totale a Cristo e all’Immacolata

Professare i voti di povertà, castità e obbedienza in perpetuo, secondo la tradizione francescana, significa entrare in una forma di vita evangelica che conforma radicalmente il consacrato a Cristo povero, casto e obbediente. Ma per i Frati Francescani dell’Immacolata, questo “sì” assume una nota tutta speciale e propria: si emette anche un quarto voto, il voto mariano, “di consacrazione illimitata all’Immacolata” secondo lo spirito e l’insegnamento di san Massimiliano Maria Kolbe.

Questo voto, approvato dalla Santa Sede, non è una semplice aggiunta devozionale, ma un sigillo che definisce l’identità dell’Istituto. Con esso, il frate professo si impegna a vivere non solo “per Cristo” ma “nell’Immacolata e per mezzo di Lei”, facendo della propria persona, dei propri beni, del proprio operato, uno strumento totale e docile nelle mani della Madre.

Come insegnava san Massimiliano:

“Essere dell’Immacolata fino alla fusione, fino a diventare Lei stessa in certo qual modo, perché Ella viva ed agisca in noi”.

La professione perpetua, dunque, per i Frati dell’Immacolata, è una configurazione totale a Cristo redentore attraverso Maria corredentrice, nella più profonda e coerente linea della spiritualità francescano-mariana.

San Bonaventura, guida sapienziale del “sì” definitivo

Celebrando la professione perpetua nel giorno di San Bonaventura, la comunità ha voluto richiamare l’ideale di una vita fondata su Cristo Sapienza, vissuta nella luce dell’Immacolata. Bonaventura, nella sua visione mistica, descrive l’ascesa dell’anima verso Dio come un itinerario che parte dalla creazione, passa per la Croce, e culmina nella Trinità. Allo stesso modo, la vita del frate professo è un continuo salire a Dio attraverso Maria, con lo zelo ardente di Francesco e la profondità contemplativa del Dottore Serafico.

Bonaventura ha scritto parole che ben descrivono lo spirito di questa consacrazione:

“Cristo è la via e la porta, la scala e il veicolo. Egli è il propiziatorio posto sopra l’arca di Dio, ed è il mistero nascosto da secoli” (Itinerarium mentis in Deum, VII, 2).

I frati che oggi si consacrano per sempre all’Immacolata sono chiamati ad abitare questo mistero, a farsi anch’essi “arca vivente” dove Cristo possa dimorare per mezzo della Vergine.

Frigento, luogo delle origini e cuore pulsante del carisma

La scelta della Casa madre di Frigento non è casuale. È lì che, nelle notti di preghiera e negli anni di fervente povertà iniziale, è germogliato quel carisma che unisce francescanesimo radicale e amore mariano illimitato. La presenza della Madonna del Buon Consiglio – titolo così caro alla tradizione francescana – richiama continuamente i frati alla docilità: mettere ogni decisione nelle mani di Maria, lasciarsi guidare come Francesco si lasciò condurre dallo Spirito, senza nulla trattenere per sé.

Frigento non è solo un luogo geografico: è una memoria viva, una sorgente spirituale, un luogo di ritorno interiore. Professare qui, nella solennità di San Bonaventura, è come dire: “Questo carisma non è mio, ma della Chiesa, e lo ricevo con gratitudine per viverlo nella sua interezza”.

Testimoni e strumenti nell’Immacolata

Nella spiritualità dell’Istituto, la professione perpetua non è solo per Dio, ma nell’Immacolata e per mezzo di Lei. Ogni frate promette di non avere nulla di proprio, nemmeno spiritualmente: si affida, si offre, si fa piccolo. Il frate perpetuo è uno strumento: non parla di sé, parla di Maria, che conduce a Gesù. È voce dell’Immacolata nella Chiesa, specchio del suo silenzio operoso, segno visibile di un mondo nuovo, redento e mariano.

E con il voto mariano perpetuo, il frate non solo si consacra a Maria, ma si lascia da Lei possedere, plasmare, guidare, fino a poter dire con san Massimiliano: “Non io, ma l’Immacolata vive in me”.

Fedeltà, fuoco, fraternità

I voti perpetui non sono la fine di un cammino, ma l’inizio della pienezza. Da oggi, questi frati non vivono più per cercare la loro vocazione, ma per custodirla, purificarla, testimoniarla. Con la sapienza di Bonaventura, il fuoco di Francesco, e la tenerezza dell’Immacolata.

Nel cuore della Campania, a Frigento, la Chiesa ha assistito a un altro sì totale. Un segno controcorrente, un segno mariano, un segno che – come disse Paolo VI – “scuote il mondo”. Perché dove c’è un cuore che si dona per sempre, lì il cielo tocca la terra.

Per approfondire:

  • Costituzioni dei Frati Francescani dell’Immacolata, Roma 2022
  • Bonaventura da Bagnoregio, Itinerarium mentis in Deum
  • Rito della professione religiosa, CEI
  • Massimiliano M. Kolbe, Scritti
  • Papa Leone XIV, Omelia ai consacrati, giugno 2025

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