Nel cuore della teologia francescana brilla la figura luminosa di san Bonaventura da Bagnoregio (1217/21–1274), il “Doctor Seraphicus”, che ha saputo coniugare rigore scolastico e ardore mistico. Ma accanto alla sua riflessione su Cristo, sul Verbo incarnato e crocifisso, si staglia una presenza dolce e solenne: Maria, la Madre del Signore, nella quale il teologo francescano ha visto non solo la “piena di grazia”, ma il principio armonico del cammino dell’anima verso Dio.
Nel pensiero bonaventuriano, Maria non è un episodio marginale, né un tema devozionale da relegare al culto popolare: è parte integrante della teologia della Redenzione e della Sapienza, è la donna attraverso la quale lo Spirito conduce l’uomo verso Cristo, e Cristo verso il Padre. Per Bonaventura, Maria è via, arca, trono, scala: mater Dei et mater nostra, come amava dire anche san Bernardo, da cui il nostro Serafico prende non pochi spunti.
La mediazione materna nel cammino dell’illuminazione
Nel suo capolavoro mistico, Itinerarium mentis in Deum, Bonaventura non nomina esplicitamente Maria, ma il suo pensiero ne è pervaso. Il cammino dell’anima che, passando per il mondo, risale a Dio come Bellezza originaria, si compie nella luce di Cristo crocifisso. Tuttavia, è noto come, per i discepoli del Poverello, la via verso il Crocifisso è sempre accompagnata dalla Vergine, e in particolare dall’Immacolata.
Per Bonaventura, Maria non è semplicemente la madre storica di Gesù, ma la mediatrice del Verbo nella storia della salvezza, colei che “fece del Verbo carne” e continua a fare della carne redenta un luogo per il Verbo. La sua funzione non è passiva: ella è, nel linguaggio bonaventuriano, “sapienza incarnata”, “specchio senza macchia”, “tempio e sacrario della Trinità”, perché in lei abitò il Verbo in pienezza.
L’Immacolata Concezione in Bonaventura: apertura e limite
È noto che san Bonaventura, pur avendo una venerazione profonda per Maria, non aderì pienamente alla dottrina dell’Immacolata Concezione così come sarà definita da Duns Scoto e dalla tradizione francescana successiva. Egli temeva che la preservazione dal peccato originale potesse oscurare il ruolo universale della Redenzione di Cristo.
Eppure, la sua posizione non fu mai di ostilità, bensì di cauta reverenza: Maria, per lui, fu la più pura delle creature, piena di grazia fin dall’inizio, la sola “degnamente redenta”. È interessante notare che nelle sue prediche, specialmente quelle sull’Assunzione e sull’Annunciazione, Bonaventura insiste sulla singolarità assoluta della Vergine, che partecipò alla Redenzione in modo unico, e nella quale l’Incarnazione non fu solo evento biologico, ma atto libero e intelligente di fede.
Maria nella vita spirituale: modello di ascesa e custode della contemplazione
Come san Francesco, anche san Bonaventura vede in Maria la guida perfetta del cammino spirituale. Nella Legenda Maior, Maria è definita “regina del Serafico Ordine”, e la sua presenza nella vita del Poverello è continua, tenera e alta. Ma anche per ogni credente, ella è modello di contemplazione: il suo “fiat” è la chiave di ogni obbedienza mistica.
Nelle sue Collationes de septem donis Spiritus Sancti, Bonaventura afferma che lo Spirito Santo, quando viene donato all’anima, “opera come operò in Maria”, generando il Cristo. Maria, dunque, non è solo modello morale, ma figura mistica del cuore che accoglie il Verbo. Ogni anima che entra in dialogo con Dio è chiamata a vivere una “maternità spirituale” alla maniera della Vergine.
La dolcezza della Madre nel linguaggio bonaventuriano
La teologia di Bonaventura si distingue per l’uso del linguaggio affettivo. Non ci troviamo di fronte a un sistema astratto, ma a una teologia poetica e ardente, dove la Madonna è spesso invocata come rifugio, dolcezza, regina di misericordia. In una sua preghiera mariana leggiamo:
“Salve, Mater pietatis et misericordiae! Salve, templum sanctissimae Trinitatis! In te Deus magnificatus est, per te mundus redemptus est”.
In Maria tutto è grazia e tutto è relazione: relazione con il Figlio, relazione con i poveri, relazione con lo Spirito che la coprì con la sua ombra. Maria è il luogo dove Dio parla ancora, e dove l’uomo può imparare il silenzio, la custodia, l’interiorità.
Una mariologia da riscoprire
Nell’epoca della frammentazione teologica e delle polarizzazioni ecclesiali, la mariologia di san Bonaventura offre un equilibrio prezioso: profondità dottrinale, pietà filiale, mistica contemplativa, e senso ecclesiale. Maria non è solo la madre di Gesù, ma la madre della Chiesa pensante, contemplante, in cammino.
Il suo culto, quando è ben fondato teologicamente, non divide ma unisce. Come amava dire Bonaventura, Maria è “speculum sine macula”: specchio limpido della luce divina. E noi, figli di Francesco e di lei, siamo chiamati a riflettere quella luce con l’umiltà e l’ardore dei piccoli.
Per approfondire:
- Bonaventura da Bagnoregio, Collationes de septem donis Spiritus Sancti
- Bonaventura, Sermones mariani (in Opera Omnia)
- Bonaventura, Legenda Maior sancti Francisci
- E. Cousins, Bonaventure and the Coincidence of Opposites
- A. Vanhove, Mariologie de saint Bonaventure, Paris, 1958
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