“Iuvenescit Ecclesia” come discernimento ecclesiale: la riforma dei Frati Francescani dell’Immacolata tra fedeltà al carisma e deviazioni fondative

La Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede Iuvenescit Ecclesia (2016), lungi dall’essere un documento teorico, nasce nel contesto concreto di tensioni ecclesiali sorte attorno ad alcuni carismi recenti. Tra i casi emblematici, vi è quello dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, la cui crisi interna, provocata dalla deriva autoreferenziale del fondatore storico, ha richiesto un intervento diretto della Santa Sede fin dal 2013.

La Lettera ha quindi il valore di un discernimento ecclesiale maturo, capace di offrire criteri per valutare l’autenticità di un carisma e il suo giusto rapporto con la gerarchia. Ma non solo: essa è stata seguita da ulteriori documenti, tra cui:

  • Il dono della fedeltà, la gioia della perseveranza (CIVCSVA, 2020)
  • Linee guida sull’uso dei beni da parte degli istituti religiosi (CIVCSVA, 2014-2018)

Tutti questi testi, pur non nominando esplicitamente l’Istituto, nascono come risposta dottrinale e disciplinare anche al caso dei Francescani dell’Immacolata, e in particolare al modo strumentale e ideologizzato con cui il fondatore e alcuni ambienti tradizionalisti reagirono al legittimo esercizio dell’autorità ecclesiastica.

Il carisma non è proprietà del fondatore

Secondo Iuvenescit Ecclesia, i carismi “devono essere riconosciuti, accolti e accompagnati dalla gerarchia” (n. 15), e non possono mai essere separati dalla comunione ecclesiale. Il fondatore storico dell’Istituto, invece, ha assunto un atteggiamento di difesa e di resistenza, presentando se stesso come custode esclusivo del carisma e trasformando forme esterne (liturgiche, disciplinari, estetiche) in segni identitari alternativi alla Chiesa gerarchica.

La Santa Sede, con decisione paterna ma chiara, ha allora dovuto commissariare l’Istituto, non per annientarlo, ma per salvare il carisma originario da una deriva che lo stava snaturando.

La reazione del fondatore, tuttavia, ha assunto caratteri politici ed eversivi: mobilitazione di laici ideologizzati, raccolte di firme, siti web polemici, appelli a media di stampo tradizionalista, il tutto presentando l’intervento ecclesiale come una persecuzione contro la “vera tradizione”.

È proprio per contrastare simili derive che Iuvenescit Ecclesia insiste con forza sul fatto che i carismi sono coessenziali ma subordinati all’autorità ecclesiastica, la quale ha il compito di custodirli, discernere e correggere.

La gestione dei beni: tra spiritualità e trasparenza

Uno degli elementi più delicati, emerso anche nel caso dei Francescani dell’Immacolata, fu la gestione opaca e concentrata dei beni materiali, spesso affidati a laici fedelissimi al fondatore e fuori da ogni controllo canonico. Questa anomalia ha provocato un grave contenzioso civile e penale, con immobili sottratti alla disponibilità dell’Istituto e alla sua missione.

Non a caso, la Santa Sede ha poi pubblicato Linee guida sull’amministrazione dei beni ecclesiastici (2014, 2018), sottolineando che la povertà religiosa non è compatibile con la concentrazione del potere economico nelle mani di pochi e che il carisma francescano in particolare esige trasparenza, condivisione, sobrietà e disponibilità al bene comune.

Anche questo insegnamento ha rappresentato una risposta indiretta alla cultura di potere e di controllo che si era instaurata attorno al fondatore e al suo gruppo di fedelissimi.

La fedeltà gioiosa dei frati alla Chiesa: vera prova del carisma

Al contrario, Iuvenescit Ecclesia elogia i carismi che accettano con docilità e spirito ecclesiale il discernimento dell’autorità. In questo senso, i frati che hanno accolto il commissariamento e si sono affidati alla guida della Chiesa, hanno mostrato la maturità spirituale e la radicalità evangelica di cui parlava san Francesco stesso.

Molti frati, pur consapevoli dell’umiliazione e delle difficoltà, hanno compreso che il carisma non poteva coincidere con la persona dell’iniziatore – ormai gravemente compromessa – ma doveva ritrovare la sua autenticità nel Vangelo, in Maria Immacolata e nella fedeltà al Papa, secondo l’ispirazione genuina di san Massimiliano Maria Kolbe.

Dal tradizionalismo ideologico al francescanesimo mariano missionario

Il dramma vissuto dall’Istituto è stato anche uno scontro tra due visioni della Chiesa e della vita religiosa:

  • da un lato, un tradizionalismo liturgico e disciplinare estetizzante, chiuso, autoreferenziale, legato a una visione museale della religione;
  • dall’altro, la povertà, la missione, l’obbedienza al Papa, l’amore a Maria Immacolata, tipici della spiritualità kolbiana e francescana, capace di parlare al mondo e non solo a una élite.

Oggi i Frati che hanno scelto la fedeltà alla Chiesa sono impegnati in un’opera di rinnovamento, nella chiarezza istituzionale, nella formazione teologica, nella missione e nella preghiera, senza nostalgie, senza derive ideologiche, ma con lo sguardo fisso a Cristo per Maria, nella Chiesa.

La Chiesa ringiovanisce anche correggendo se stessa

La vicenda dei Francescani dell’Immacolata, letta alla luce di Iuvenescit Ecclesia e dei successivi documenti del Magistero, mostra che la Chiesa ringiovanisce proprio quando sa correggersi, anche dolorosamente. Quando un fondatore viene meno, non è il carisma a morire, ma anzi può rinascere più puro, più evangelico, più ecclesiale.

Il coraggio di tanti frati, che hanno resistito alle pressioni esterne e interne, che non hanno ceduto alla propaganda tradizionalista, e che oggi vivono con umiltà e letizia il proprio cammino di riforma, è un segno che lo Spirito Santo non abbandona la sua Chiesa.

In tempi di confusione, la vera Tradizione è quella che resta nella comunione della Chiesa, non quella che si rifugia nei propri idoli estetici.

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