Nel cuore del Libano, tra i monti della valle di Qadisha, un eremita vissuto nell’anonimato per anni è diventato, dopo la morte, uno dei santi più invocati del Medio Oriente. San Charbel Makhlouf (1828-1898), monaco maronita, è oggi simbolo di unità spirituale, intercessore per i popoli martoriati dalla guerra, e testimone di una vita completamente centrata su Dio. Il suo culto, da fenomeno locale, è diventato globale. Ma soprattutto, è straordinariamente attuale per il Libano e l’intero Medio Oriente.
Un eremita per tutti i popoli
Charbel non ha scritto trattati, non ha predicato nelle piazze, non ha fondato ordini. La sua missione è stata il silenzio, la preghiera, la comunione con Cristo nell’Eucaristia. Per 23 anni visse da eremita, nel piccolo eremo di Annaya, consumando le giornate nel lavoro, nella contemplazione e nell’offerta nascosta. Eppure oggi, più di un secolo dopo, milioni di cristiani e musulmani invocano il suo nome, chiedendo guarigioni, intercessioni, luce.
Il fenomeno dei miracoli e delle apparizioni legate a san Charbel – specialmente a partire dal 1950 – non può essere liquidato come pietà popolare. Esprime una sete reale del sacro in una terra dove il sangue scorre, le ingiustizie bruciano, le religioni si scontrano. Charbel è la risposta di Dio non con le armi, ma con la santità.
Un messaggio per il Libano
Il Libano di oggi, segnato da una crisi economica devastante, da tensioni confessionali latenti, da un’emigrazione giovanile preoccupante e da spinte geopolitiche contrastanti, trova in san Charbel un punto di coesione nazionale spirituale. In lui si riconoscono maroniti, greco-cattolici, armeni, musulmani sciiti e sunniti. Perché? Perché Charbel è puro. È vero. È padre. Non divide, unisce attorno a Dio.
In un tempo di confusione ideologica e di identità religiosa frammentata, Charbel ricorda che il futuro del Libano non è solo politico, ma spirituale. La sua intercessione è invocata per la pace, ma anche per la dignità del popolo, per la resistenza alla corruzione, per una rinascita fondata sulla giustizia. Il suo volto austero, penetrante, che campeggia nei negozi, nei taxi, nei profili social di molti giovani libanesi, è un’icona silenziosa che interroga.
Vita contemplativa: risposta al rumore del mondo
In un mondo ossessionato dalla visibilità, dalla velocità, dalla performance, la vita eremitica di san Charbel è uno schiaffo gentile e profetico. Egli ha scelto l’invisibilità, ma Dio lo ha reso visibile. Ha abbracciato il silenzio, ma ora parla a milioni di cuori.
Il suo messaggio è chiaro:
“Soli con Dio, si cambia il mondo.”
Il monaco libanese non si è mai schierato in alcuna battaglia sociale o ideologica. Ma il suo cuore unificato, pacificato, orante, è una risposta alle fratture del mondo moderno. Il Medio Oriente non sarà salvato solo dai summit internazionali, ma da uomini e donne che, come Charbel, si mettono in ginocchio davanti all’Eucaristia per chiedere misericordia.
In un momento in cui la vita contemplativa appare “inutile” agli occhi del mondo e perfino marginale nella Chiesa, Charbel grida dalla sua cella:
“Chi prega con il cuore, sostiene il mondo.”
Per i religiosi e i consacrati, è un modello potente: la clausura non è fuga, ma intercessione. L’ascesi non è disprezzo della vita, ma offerta della vita. Il silenzio non è vuoto, ma pienezza di Dio.
Culto in espansione: un santo globale
Dall’America Latina all’Europa, dall’Africa all’Estremo Oriente, le statue e le icone di san Charbel si moltiplicano. Il suo culto cresce anche tra cattolici non maroniti, spesso attirati dal mistero della sua vita e dal potere della sua intercessione. In Italia, negli Stati Uniti, in Brasile, in Messico, in Polonia e persino in India e nelle Filippine, chiese e cappelle sono dedicate a lui.
Un culto che affascina per la forza della semplicità, per la spiritualità mariana che lo caratterizza – Charbel aveva una forte devozione alla Madonna, secondo la tradizione maronita – e per la chiarezza esistenziale: servire Dio, nella Chiesa, nella povertà e nell’umiltà.
Molti giovani, anche lontani dalla fede, si avvicinano a Dio attraverso san Charbel, attratti da una spiritualità radicale, silenziosa ma potente. Come se in un mondo saturato di parole e opinioni, la sua figura muta fosse una provocazione alla verità.
“Un uomo tutto di Dio”
Papa Paolo VI, il giorno della canonizzazione (1977), disse di san Charbel:
“Un uomo che si è nascosto agli uomini per rimanere tutto di Dio.”
Questa espressione sintetizza la vocazione universale della santità: non si tratta di essere famosi, ma di appartenere.Charbel è stato tutto di Dio, e per questo oggi è tutto per gli uomini.
Per il Medio Oriente e per noi
Il Libano oggi continua a sanguinare. La Siria è ancora ferita. L’Iraq lotta. La Terra Santa piange. Eppure, nel silenzio della montagna, il corpo incorrotto di san Charbel riposa come un seme di resurrezione. Non è un’utopia pensare che Dio, attraverso i suoi santi, possa generare una nuova aurora anche nelle notti più oscure.
San Charbel non ci chiede di fuggire dal mondo, ma di guardarlo con gli occhi di Dio. Non ci domanda di imitarlo nella forma, ma nell’essenza: una vita totalmente orientata a Dio, per il bene del mondo.
E in questo, è più attuale che mai.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-..-.-
Preghiera a san Charbel
San Charbel, uomo del silenzio e del nascondimento,
tu che hai vissuto come lampada accesa davanti a Dio,
intercedi per il Libano e per tutto il Medio Oriente,
perché siano liberati dalla guerra, dalla corruzione, dalla disperazione.
Insegnaci ad amare il silenzio,
a pregare con il cuore,
a lavorare con umiltà,
a vivere nella verità.
Ottienici la grazia di mettere Dio al primo posto,
di servire i fratelli senza cercare applausi,
di adorare l’Eucaristia con fede viva.
San Charbel, amico di Maria,
accompagnaci con il tuo sguardo sereno e forte.
Fa’ che anche noi possiamo dire, come te,
che vale la pena consumarsi per amore.
Amen.
0 commenti