Tori e Lokita: fratelli di migrazione

Tori e Lokita è il nuovo film dei fratelli Dardenne che ha vinto a Cannes il premio per il 75° anniversario del festival.
Lungometraggio di novanta minuti approdato dal 24 novembre 2022 nelle sale italiane, racconta la storia di due adolescenti, i cui nomi danno il titolo al film.
In giorni concitati di discussioni sull’accoglienza dei migranti in Europa, la vicenda di Tori e Lokita racconta di un bambino di dieci anni e di una ragazza diciassettenne che sulle “carrette del mare” fuggono rispettivamente dal Benin e dal Camerun per ritrovarsi in Belgio via Mediterraneo.
A Lampedusa i due protagonisti imparano la canzone “Alla Fiera dell’est” di Branduardi che sarà la suoneria del loro cellulare, ma anche la denuncia della spietata legge del mercato dove il più grande mangia il più piccolo.
Sulla scia del maestro Robert Bresson, anche i cineasti belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne proseguono il filone del neorealismo cinematografico contemporaneo sostituendo alla retorica narrativa e della recitazione, la drammaticità della storia e la pervasività delle inquadrature e del montaggio.
Tori, originario del Benin, fugge alla persecuzione nei confronti dei presunti bambini-stregoni.
Lokita lascia il Camerun nella speranza di diventare parrucchiera e mandare soldi a casa, alla madre e ai cinque fratelli.
I cineasti belgi sono nella vita fratelli di sangue, ma scoprono nella fratellanza che si insatura tra due sconosciuti minorenni, la condizione esclusiva di sopravvivenza in una società straniera che li colloca ai margini.
I recenti disordini urbani di Bruxelles dopo la vittoria della nazionale marocchina contro il Belgio ai Mondiali di calcio del Quatar indica un sentimento di disattesa integrazione degli immigrati e un revanscismo represso.
La condizione amministrativa per permettere a Lokita di rimanere in Belgio è lo spacciarsi sorella di Tori ed entrare nel novero degli aventi diritto di asilo come minore straniero non accompagnato.
Tori e Lokita sono effettivamente “fratelli di sventura” e in questo modo i registi stimmatizzano la sorte dei numerosi adolescenti che vengono ogni anno inghiottiti nel vortice della criminalità organizzata e sfruttati per azioni criminali che vanno dallo spaccio della droga all’abuso sui corpi.
Tori e Lokita incarnano questa situazione, ma si ribellano al sistema proteggendosi l’uno con l’altra.
Il finale è una denuncia che suscita indignazione.
Oltre al valore intrinseco del film e alla convincente interpretazione dei giovanissimi Pablo Schils e Joely Mbundu, Tori e Lokita ha un valore poetico e politico in un momento in cui nessuna parte del globo è risparmiata da violenze verso bambini innocenti, come nell’attuale conflitto in Ucraina.
Albert Camus scrisse: “Forse non possiamo impedire a questo mondo di essere un mondo in cui i bambini soffrono. Ma possiamo diminuire il numero di bambini che soffrono. E se non ci aiuti tu, chi altro al mondo può aiutarci?”
Il cinema ci ha provato.

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