Durante i suo governo Benedetto XVI ordinò la visita canonica e dispose il commissariamento per i Francescani dell’Immacolata, sensibile alle derive che precedentemente avevano interessato anche altri fondatori. Nell’udienza del 2012 raccomandò a frati e suore il “sentire cum Ecclesia” smentendo con i fatti chi gli attribuiva il progetto di universalizzare il rito tridentino attraverso i religiosi.
Benedetto XVI ha raggiunto la casa del Padre la mattina del 31 dicembre 2022 all’età di 95 anni.
Bavarese di origine, dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1951 il brillante professore di teologia Joseph Ratzinger, non poteva immaginare che dalla cattedra dell’Università di Tubinga, Bonn, Munster e Ratisbona sarebbe passato alla cattedra episcopale di Monaco nel 1977 e alla Cattedra di Pietro nel 2005.
Partecipò come esperto ai lavori del Concilio Vaticano II e S. Giovanni Paolo II lo volle dal 1981 come Prefetto della Congregazione per la Fede.
Da stretto collaboratore del pontefice polacco fu proprio lui a presiedere ai solenni funerali e poi a succedergli.
Nel testamento spirituale di Benedetto XVI emerge il profondo amore alla Chiesa, l’invito a guardare oltre le insufficienze degli uomini, nella consapevolezza – per fede e per scienza – della sua origine carismatica ed istituzionale voluta Cristo.
Molto belli i suoi saggi teologici di gioventù: Introduzione al cristianesimo ed Escatologia, morte e vita eterna. Tutta la sua opera omnia rimane comunque un monumento della teologia in un linguaggio chiaro e in un metodo rigoroso che si esaurisce con la trilogia su Gesù di Nazaret.
Si ispirò da vicino ad Agostino e a Bonaventura. Del mistico dottore francescano ne commentò come tesi dottorale il “canto del cigno”: Collationes in Hexameron, una teologia della storia.
Aperto al dialogo tra intellettuali, era capace di trovare conciliazione tra fede e scienza superando in questo modo le reciproche diffidenze del XIX e XX secolo.
In controtendenza alla cultura preconciliare riconosceva gli elementi positivi del processo di secolarizzazione e le opportunità dell’interculturalità.
È sua l’immagine della Chiesa come corpo vivo che cresce e muta pur conservando la propria identità.
Uomo di studio, più che di governo, ha tuttavia condotto la barca di Pietro per otto anni nel difficile momento dell’emergente scandalo della pedofilia nel clero e dell’egolatria problermatica di alcuni fondatori di giovani istituti di vita consacrata.
Cercò di ricomporre lo scisma di Lefebvre liberalizzando la S. Messa secondo il Vetus Ordo, ma la scelta polarizzò alcuni ambienti del mondo cattolico spingendo i tradizionalisti a pretese irricevibili.
Proprio in quel periodo che ci fu la sottrazione dalla sua segreteria personale di documenti riservati.
Come esecutore materiale fu indicato il maggiordomo Paolo Gabrieli, ma i mandanti si situavano in un sistema ben più articolato e altolocato all’interno delle mura leoniane.
Aperto al dialogo con gli Ortodossi, Benedetto XVI rinunciò al titolo di Patriarca d’Occidente.
Fu invece incompreso dai Musulmani per una citazione su Maometto, benché non sua ma dell’imperatore bizantino Manuele II il Paleologo, in una lectio magistralis a Ratisbona del 2006.
La crisi rientrò e l’ultimo suo viaggio apostolico fu proprio in Libano dal 14 al 16 settembre del 2012 dove i cristiani e musulmani hanno conosciuto una sanguinosa guerra civile negli anni Ottanta risoltasi poi con un riconoscimento ed equilibrio tra le forze politiche, sociali e le varie religioni ivi presenti.
Accompagnai quel viaggio apostolico come giornalista dopo aver inaugurato con il viaggio a Lourdes del 2008, a Fatima nel 2010, in Spagna e in Benin nel 2011… in Libano nel 2012 una proficua ed intensa esperienza in ambito televisivo, radiofonico e editoriale al servizio della comunicazione della Chiesa.
Ero presente anche al momento dell’addio dal Palazzo apostolico poco dopo le sue dimissioni quando si avviò in elicottero verso Castelgandolfo per poi aspettare i tempi tecnici per la sua sistemazione al monastero Mater Ecclesiae all’interno del Vaticano.
Malgrado un’intensa e feconda attività al servizio della Chiesa, il gesto più coraggioso della sua grandezza è stato la rinuncia al pontificato.
Benedetto XVI nei confronti del successore, ha coltivato poi amicizia fraterna e rispetto, evitando di prestare il fianco a strumentalizzazioni dei nemici della Chiesa su una presunta diarchia.
Benedetto XVI ha di fatto rimodulato il governo del servizio petrino non riducendolo a un semplice regnare.
La dottrina ecclesiologica e la prassi canonica della temporaneità del ministero apostolico del Papa saranno ulteriormente definite nei prossimi anni in un compito che spetterà innanzitutto a Papa Francesco.
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