Il dogma dell’Assunzione di Maria, proclamato da Pio XII nel 1950, non è stato una creazione improvvisa della Chiesa, ma il frutto di secoli di preghiera, meditazione e amore del popolo di Dio verso la Madre del Signore. Tra i protagonisti silenziosi di questo cammino, i teologi e predicatori francescani hanno avuto un ruolo di primo piano, con un linguaggio che ha saputo coniugare la profondità speculativa con la vicinanza al cuore del popolo.
Sant’Antonio: il Poeta dell’Assunzione
Già nei Sermoni, Sant’Antonio da Padova — predicatore infuocato e contemplativo — canta Maria come “arca dell’alleanza” e “giardino chiuso” che, al termine della vita terrena, il Signore ha voluto accogliere nella sua dimora celeste.
Per il Santo, la ragione è semplice e sublime: Maria è la Madre di Colui che è la Vita; non può il corpo da cui Egli ha preso carne conoscere la corruzione del sepolcro. Come l’Arca che portava la manna non fu lasciata alla polvere, così Maria, che ha portato il Pane vivo, è stata innalzata alla gloria.
Il suo linguaggio non è quello freddo delle definizioni, ma il calore delle immagini bibliche: il Re conduce la Regina nella camera nuziale; il cielo si apre per accogliere colei che ha aperto la porta della salvezza.
Bonaventura: la Logica dell’Amore
San Bonaventura, il Dottore Serafico, eredita questo amore e lo traduce in una visione organica: l’Assunzione è la conclusione necessaria della “pienezza di grazia” concessa a Maria. Il Figlio, che ha esaltato la Madre nella sua missione terrena, la introduce ora nella pienezza della sua gloria.
Bonaventura insiste sul legame indissolubile tra Cristo e Maria: ubi Christus, ibi Maria — dove è Cristo, lì è Maria. Se Cristo è risorto e asceso, Maria non può essere lontana.
Scoto: il Principio di Convenienza
Il beato Giovanni Duns Scoto, con la sua mente acuta, formula il principio di William De Ware, che diventerà tipico della teologia francescana: potuit, decuit, ergo fecit — Dio poteva preservare Maria dalla corruzione della morte, era conveniente che lo facesse per la sua dignità unica, dunque lo fece.
Questo argomento di “convenienza teologica” sarà ripreso nei secoli come fondamento speculativo della fede nell’Assunzione, in parallelo alla difesa dell’Immacolata Concezione.
Bernardino e Kolbe: dal Pulpito alla Missione
San Bernardino da Siena, grande oratore popolare, trasforma l’Assunzione in una festa di speranza per tutti: se Maria è già nella gloria, anche noi siamo chiamati a seguirla. Le sue parole accendono le piazze e i cuori, diffondendo il culto in tutto il popolo cristiano.
San Massimiliano Maria Kolbe, invece, nel XX secolo, contempla l’Assunzione come il coronamento della missione mariana: la Madre Immacolata, tutta unita allo Spirito Santo, regna accanto al Figlio per continuare la sua opera di mediazione e salvezza.
Un filo d’oro
Dal linguaggio poetico di Sant’Antonio alla visione sistematica di Scoto, dalla predicazione ardente di Bernardino alla prospettiva missionaria di Kolbe, la teologia francescana ha intessuto un filo d’oro che unisce la pietà popolare alla riflessione accademica.
L’Assunzione non è soltanto una verità da credere: è una promessa da accogliere, un destino che ci riguarda. Guardando Maria glorificata, il cristiano impara che il suo cammino non finisce nel buio della morte, ma nella luce della comunione eterna con Dio.
E così, nella festa dell’Assunta, la Chiesa — insieme a tutta la famiglia francescana — continua a cantare:
Maria è salita in cielo, e con lei si è elevata la nostra speranza.
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