“Lo scriba sapiente dal suo tesoro trae cose antiche e cose nuove”. Le parole del Signore sono adatte al momento che il nostro Istituto sta vivendo. Il prossimo Capitolo Generale Straordinario, segnerà il completamento della nuova legislazione secondo i principi del rinnovamento indicatoci dalla Chiesa per vivere ed essere fedeli al genuino carisma della nostra famiglia religiosa.
Il rinnovamento, però, implica fare memoria del nostro passato, leggendolo alla luce delle vicende più recenti, e per molti versi dolorose, che hanno segnato il nostro cammino.

La Fedeltà al Carisma Francescano
Qui entra l’esperienza di quelli che hanno vissuto i primi passi di Casa Mariana rispondendo alla chiamata personale a seguire le orme di san Francesco secondo lo stile di san Massimiliano Maria Kolbe. Dunque, voglio condividere con tutti l’inizio della mia vita religiosa, quando ancora il primo nucleo faceva parte della grande Famiglia dei Minori Conventuali.
Quello che mi attirò, e che attirò anche molti altri che tuttavia più tardi si allontanarono prendendo altre strade, ma portando in sé l’esperienza di Casa Mariana, fu la ricerca di una maggiore fedeltà al carisma francescano, una fedeltà garantita dalla presenza dell’Immacolata. Fu infatti a Santa Maria degli Angeli, non a caso vista da Francesco come culla dell’Ordine, che il Serafico Padre ricevette la definitiva luce sulla volontà del Signore: seguire il Santo Vangelo sine glossa. Per questo il Poverello volle che la Porziuncola fosse modello per tutto l’Ordine nella preghiera, nella povertà e nell’austerità della vita (cfr. FF 1048-1050; 1553).
Il carisma mariano-kolbiano, dunque, era visto prima di tutto come garante di una vita francescana impiantata nella realtà del mondo odierno, evitando ritorni anacronistici al passato e, allo stesso tempo, la secolarizzazione che già aveva colpito profondamente la vita religiosa. Insomma, per molti di noi, Casa Mariana era una risposta proporzionata alla richiesta di rinnovamento voluta dal Concilio Vaticano II.
La Fedeltà alla Chiesa
La seconda caratteristica della Comunità era la fedeltà alla Chiesa, in particolare al Romano Pontefice, che conosceva a quel tempo un indebolimento in molti cattolici, compresi membri del clero. Dottrine quanto meno erronee, se non eterodosse, penetravano un po’ dovunque. Dottrine già condannate dal Magistero e, più tardi, specificamente sanzionate durante il pontificato di san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. A questo atteggiamento negativo verso la Dottrina tradizionale della Chiesa, faceva di riscontro la frequente inosservanza della disciplina liturgica che deformava la riforma voluta dal Concilio. Per questo motivo ci preoccupavamo che le nostre celebrazioni fossero curate perché risaltasse la sobria maestà della liturgia romana, senza cadere in stranezze e “originalità” che finivano per allontanare i fedeli dalla pratica dei sacramenti (oltre ad altri fattori sociali e culturali che intaccavano la fede di molti).
Frigento divenne un luogo di preghiera ricercato e frequentato da molte persone, che percorrevano anche lunghi tratti di strada per poter assistere alle celebrazioni nel nostro Santuario della Madonna del Buon Consiglio, così raccolto nella sua sobria bellezza di stile neoclassico, e ora un po’ troppo soffocato da modifiche superflue.
L’apostolato, iniziato con la stampa, si sviluppò ulteriormente con la fondazione della Radio Buon Consiglio, che tanto costò in fatto di risorse economiche e umane per il lavoro indefesso – possiamo ben dire al limite della resistenza umana – ma vissuto in letizia, animato dalla preghiera assidua e dal desiderio di glorificare Dio con la salvezza di tante anime. Furono anni di grande fervore, alimentato ulteriormente con l’apertura della missione filippina.
In tutto questo fervore venne il momento della crisi, quando si comprese che la nostra vita si configurava sempre più come distinta dal quella dei Minori Conventuali.
Dovendo presentare in sintesi i punti del nostro carisma, la Comunità tenne diversi incontri che si conclusero riassumendo nel voto mariano quello che avevamo vissuto come famiglia religiosa e come singoli e che personalmente avevo emesso (non ricordo chi altri avesse fatto questo voto) all’indomani della professione solenne tra i Conventuali nel 1981, secondo l’intenzione missionaria che san Massimiliano aveva pensato come contenuto essenziale del voto.
La nascita dei Frati Francescani dell’Immacolata, dunque, conobbe una gestazione che prese in totale venti anni, dal 1970 al 1990 e che non interessò solo il fondatore ma tutti i componenti della Comunità. Gli studi più recenti sui carismi, a cui non sono estranee le nostre vicende e quelle di altre fondazioni, sottolineano che i carismi religiosi, sebbene conoscano di solito un fondatore di riferimento, vedono l’incisiva presenza delle Comunità primitive che formano l’embrione della futura famiglia religiosa.
La Fedeltà nel momento di crisi
Ma, come purtroppo a volte accade, la crescita dell’embrione fino all’individuo completo, e anche dopo la nascita, può conoscere incidenti di percorso, dovuti a molti fattori. Questo fu il nostro caso.
La critica progressiva al Vaticano II e l’esaltazione “ingenua” del passato, venne a ferire la prima ragione dell’esistenza di Casa Mariana, ossia il ritorno alle fonti incoraggiato proprio dal Vaticano II (senza il quale, ricordiamolo, non sarebbe stata possibile l’esistenza di Casa Mariana), fonti molto spesso inquinate da sovrastrutture che lungo i secoli le avevano ricoperte dei loro detriti.
La fedeltà alla Chiesa veniva anche ferita con la pretesa di “correggere” le deviazioni del magistero. È ovvio che non tutti i pronunziamenti del magistero, compreso quello del Sommo Pontefice, sono infallibili, ma l’eventuale critica dev’essere fatta con prudenza, tenendo conto del tempo, dei luoghi e delle persone che ne verranno a conoscenza. Inoltre, ciò che il magistero indica come incerto o “pericoloso” in un determinato momento un giorno, chiarite le difficoltà, potrebbe essere ricevuto positivamente.
Questa posizione critica si manifestò soprattutto nel rifiuto ideologico dell’intervento della Chiesa nella rettificazione del carisma, pretendendo, nella pratica, che il carisma così come era stato approvato fosse intoccabile. I carismi sono per il bene della Chiesa e il magistero ha il diritto e dovere di intervenire per rettificarli. Chi conosce anche minimamente la storia del francescanesimo ne è ben a conoscenza.
Extra ecclesia nulla salus, come spesso si ripete, e questo vale anche per il nostro Istituto. Abbiamo visto e toccato con mano come l’intervento del Magistero abbia purificato un clima soffocante che si era creato con il tempo, estraneo ai primi passi di Casa Mariana. Ora possiamo camminare con fiducia, affrontando le difficoltà inevitabili per tutto ciò che cresce e si sviluppa nel tempo. La legislazione è un passo importante ma non esime dall’impegno di ciascuno di coltivare in sé la donazione all’Immacolata perché cresca in noi la perfetta immagine di Cristo a salvezza delle anime e per la gloria della Santissima Trinità.
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