Prossimamente Papa Leone XIV proclamerà san John Henry Newman, dottore della Chiesa. Un titolo atteso fin dalla beatificazione del Cardinale inglese ad opera di Benedetto XVI durante la sua visita in Inghilterra il 19 settembre del 2010, e dalla canonizzazione del 31 luglio 2019 da parte di Papa Francesco.
Una proclamazione quanto mai opportuna nei nostri tempi in cui la fede non è più “ereditata” da una cultura permeata di cristianesimo, ma un dono e una conquista dell’individuo in cerca della verità che da senso a tutta l’esistenza umana di fronte al baratro del nulla scavato dalle ideologie i cui inizi sono da ricercarsi nel passato, quando un preteso umanesimo cominciò una lenta apostasia dalla fede cristiana.

Il Dottore della Coscienza
John Henry Newman potrebbe essere definito come il Dottore della Coscienza. Infatti la sua ricerca della verità, iniziata quando, appena quindicenne, ebbe la certezza di una semplice verità: la propria esistenza davanti a Dio. Tutto il resto era come oscurato da questa luminosa evidenza.
Il pellegrinaggio verso la pienezza della verità sarebbe durato ancora molti anni ma “la dottrina della perseveranza finale. L’accettai subito e credetti che quell’intima conversione (e che ancora costituisce per me una certezza più grande di ogni certezza fisica) sarebbe durata fino alla vita futura; insomma mi sentivo prescelto per l’eterna gloria”, così scriverà dopo la conversione al cattolicesimo nella Apologia pro vita sua.
La concentrazione su questa ricerca lo portò, potremmo dire “naturalmente”, a scegliere lo stato ecclesiastico. Divenuto ministro anglicano si dedicò con zelo al ministero tra gli studenti di Oxford dove si era formato e dove ebbe la cura della parrocchia di Saint Mary the Virgin in cui tenne famosi sermoni, più tardi raccolti nell’opera Sermoni anglicani, in cui le verità cristiane vengono presentate con semplicità e chiarezza.
Contrariamente alla maggioranza dei suoi confratelli non volle sposarsi per dedicarsi pienamente e liberamente al ministero e all’approfondimento teologico.
Il suo cammino spirituale, a poco a poco, si concentrò sulla difesa della chiesa anglicana di fronte ad un liberalismo illuminista praticamente agnostico che sembrava minacciarne la “genuinità”. Soprattutto lo preoccupava l’ “apertura” del liberalismo ai cattolici, che fino a quel tempo erano esclusi da posizioni sociali di rilievo essendo visti (e per lui era così) come nemici dell’establishment inglese in cui nazione e chiesa erano strettamente legati; una posizione ulteriormente rafforzata dall’appoggio cattolico alla rinascita irlandese, inevitabilmente collegata con l’irriducibile fedeltà di quella nazione al cattolicesimo.
Inevitabilmente la polemica divenne schiettamente teologica: era necessario provare che la Chiesa anglicana era erede genuina dei tempi apostolici, mentre la Chiesa romana, pur conservando alcune caratteristiche della Chiesa primitiva, in molte dottrine e nella pratica religiosa, se ne era allontanata.
Guidami luce gentile
La lotta durò molti anni e Newman incontrò l’appoggio di eminenti personaggi del suo tempo a cui si legò di profonda amicizia e gratitudine, sentimenti che conservò intatti anche dopo la sua conversione, riconoscendo in ogni incontro una manifestazione dell’amorosa provvidenza di Dio. Questa fiducia traspare in modo commovente nell’inno composto in quel periodo, durante il suo viaggio in Italia dove cadde ammalato, in Sicilia, forse di febbri malariche; l’inno che ancora si canta nel mondo anglosassone da cattolici e protestanti, ha il titolo significativo di Lead Kindly Light, “Guidami luce gentile”. È la luce della Sapienza divina, guida dell’anima che si abbandona a lei passo, passo, gradino per gradino. Riassume lo spirito della ricerca di Newman: valutare ogni scoperta, ogni riflessione alla luce della verità rivelata, usando lo strumento della ragione in modo rigoroso. Non una ragione fredda ma che tiene in considerazione anche il sentimento, pur non facendosene dominare.
Proprio questa fedeltà alla Luce divina – infine alle ispirazioni e illuminazioni dello Spirito Santo – guadagnò a Newman la diffidenza di molti nella Chiesa anglicana e, più tardi, anche nella Chiesa Cattolica. Infatti, come egli stesso scrisse nella Apologia, quando veniva interpellato su un tema particolare dava le sue risposte conforme a quella chiarezza a cui era arrivato, lasciando in sospeso ciò di cui non era sicuro, allontanando la tentazione troppo comune tra gli intellettuali, di avere sempre la risposta pronta in tasca. Molti lo vedevano come maestro e guida ma non per sua volontà. Infatti, all’indomani della sua conversione alla Chiesa cattolica, non forzò nessuno a seguirlo, perché ognuno doveva corrispondere a quanto la coscienza gli indicava: Newman si limitava a dare dei criteri generali che il singolo, nella preghiera e nella riflessione, doveva valutare personalmente.
Le sue riflessioni e il proprio cammino, erano il motore delle sue opere. Rifiutò sempre di essere considerato un “teologo”, volendo essere libero, senza subire pressioni morali a produrre scritti. Rifletteva ricercando, scrivendo testi e lettere. Questo modo di procedere esistenziale lo si percepisce proprio nell’opera ultima come anglicano e prima come cattolico; infatti all’opera Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana, pose mano da anglicano e la concluso come cattolico. Proprio la ricerca e la riflessione sulle fonti della rivelazione e sui Padri lo persuasero che le caratteristiche dell’autentica Chiesa fondata da Nostro Signore si ritrovavano completamente nella Chiesa Cattolica. Di fronte a una certezza tale non poteva ritardare il suo passaggio alla Chiesa di Roma sicché fece la sua abiura nelle mani del Beato Domenico della Madre di Dio, il missionario passionista italiano che già aveva accolto nella Chiesa qualche amico dello stesso Newman.
Non dobbiamo tuttavia pensare, e del resto era nel carattere del neo-convertito, molto english, che ci fosse un entusiasmo “dirompente”. Molte pratiche della pietà cattolica di cui ebbe un assaggio durante il suo viaggio in Italia, e che vide diffondersi tra i neo-convertiti inglesi, lo trovavano piuttosto freddo; solo più tardi ne comprese bene il significato, ma sempre la sua pietà si presentava con sobrietà e riservatezza. Tuttavia questi aspetti erano per lui assolutamente accidentali di fronte alla verità cattolica che gli infuse una grande pace nell’anima che non lo abbandonò più fino alla fine dei suoi giorni.
Naturalmente il suo passaggio alla Chiesa cattolica suscitò molte critiche in ambito anglicano e venne accusato di essere sempre stato cattolico o, almeno, di esserlo stato segretamente da un certo punto in poi, accusa che egli respinse recisamente nella sua Apologia, ribadendo di aver seguito onestamente quello che in ogni momento gli dettava la sua coscienza, anche quando non trovava più nessun argomento per difendere l’anglicanesimo senza essere per questo ancor giunto alla certezza della verità della Chiesa Romana.
Il Cuore parla al Cuore
Questo suo modo di procedere non trovò molta comprensione presso alcuni membri del clero cattolico, che sollevavano dubbi sul suo zelo. Non era un “predicatore di piazza”, neppure un polemista secondo lo stile di quel tempo; preferiva parlare al cuore, secondo l’insegnamento di san Francesco di Sales, tanto che, più tardi, quando venne eletto cardinale scelse proprio questo motto per le proprie insegne: Cor ad Cor loquitur, “Il Cuore parla al Cuore”. L’evangelizzazione, insomma, consiste nel parlare al cuore di ogni uomo, facendo appello alla retta ragione, portando passo, passo alla verità, senza dimenticare che la parte più importante la fa lo Spirito Santo. Insomma è uno degli aspetti della missione che guadagna le anime per attrazione, come dicevano Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, e non facendo “proselitismo”. Il posto occupato dalla coscienza nella conversione lo troviamo nell’opus magnum cattolico Grammatica dell’assenso, che sintetizza magistralmente il pensiero di Newman. Ma, nonostante questo stile, Newman fu un grande e attivo apostolo, come testimonia la lettera del Vescovo di Birmingham, Mons. Ullathorne che esprime tutta la sua gratitudine per l’attività instancabile del futuro Cardinale sia nella sua diocesi sia fuori, senza contare le opere letterarie che da sole valevano una vita intera.
Questo stile lo avvicinò per simpatia a san Filippo Neri, un santo veramente poco english, che nella sua vita cercò di conciliare l’umanesimo, che si presentava sempre più come “pagano”, con la fede. Poco dopo la sua ordinazione sacerdotale, perciò, decise di far parte dell’Oratorio di san Filippo Neri, e in seguito di fondare il primo Oratorio inglese a Birmingham dove abitò fino alla morte.
Da molti è stato definito come “Padre del Vaticano II”; possiamo sottoscrivere questo titolo. Alla luce del pensiero di Newman sulla coscienza, si possono leggere i documenti del Concilio sulla libertà religiosa. Nessun detrimento della verità, solo una chiara dichiarazione che la coscienza retta giungerà alla verità, ed è retta quella coscienza che riconosce un Assoluto, un Legislatore e Giudice, che molti chiamano con nomi diversi, ma che si rivela nella pienezza di Cristo a chi segue la luce interiore che in quel momento gli viene data. Per quanto riguardo il Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana, troviamo che il cambiamento nella Chiesa è necessario ma per ritrovarne la genuinità e, infine, è condotto dallo Spirito Santo, sotto la guida del Magistero vivene e non solo dagli uomini. Riguardo al progresso della dottrina, Newman era dell’opinione che a questo rispetto dovessero essere consultati anche i laci, cosa che a suo tempo scandalizzò non poco ma che oggi, alla luce della sinodalità, sta cominciando ad essere accolta come ovvia.
Di volta in volta venne accusato di essere razionalista per il valore dato alla ragione, un’accusa a cui rispondeva con un pensiero molto articolato, provando che essa conduce alla conoscenza in modi particolari in cui la logica classica sembra quasi assente, ma seguendo vie pre-logiche in cui l’intuizione occupa un posto notevole. L’altra accusa era quella di un soggettivismo romantico, in cui ognuno costruisce la “propria verità”. La risposta è che essa è oggettiva, l’uomo è fatto per essa, ma vi giunge in modo peculiare perché la ragione è pur sempre ragione umana, dunque complessa. Per quanto riguarda la Verità Assoluta che è Dio, rivelato in Cristo, può essere raggiunta solo nella fede e nella grazia che sono le risposte adeguate al desiderio di verità. Inosmma, come insegnava Benedetto XVI, possiamo raggiungere la pienezza dell’essere umano con due ali: la fede e la ragione.
Le polemiche attorno alle sue idee, sebbene col tempo si fossero attenuate, furono silenziate dalla sua elevazione al cardinalato da parte di Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum, che cominciò ad avviare una certa forma di dialogo con un mondo che non era più omogeneo nelle idee fondamentali della vita.
Newman continuò a vivere i suoi ultimi anni nell’Oratorio di Birmingham, sempre accessibile a tutti, rispondendo a domande e dubbi delle persone più disparate, infondendo fiducia e speranza. Perciò il suo pensiero può essere paragonato a quello di sant’Agostino, per l’influsso esercitato su molte anime, specialmente nel mondo anglosassone, mentre a noi suggerisce uno stile di missione particolare, veramente conforme all’amore materno dell’Immacolata che conduce tutti al Cuore di Cristo.
Cor ad Cor loquitur.
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